ITALMILL sostiene
Nel 2014 il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ha avviato i lavori di restauro dell’Abbazia di S. Maria di Cerrate (LC), fondata nel XI secolo dal conte Tancredi d’Altavilla.
Durante i lavori, eseguiti sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza archeologica, sono stati rinvenuti i resti di un antico mulino.
Italmill, nel solco delle sue origini di industria molitoria, ha quindi deciso di finanziare per intero il restauro dello stesso, che verrà ricollocato nel suo sito originario, al piano terra della Casa Monastica, dove gli ingranaggi potranno tornare a funzionare per scopi didattici.
Nelle parole del Vicepresidente di Italmill, Filippo Tancredi Ferrario, “Questa è una straordinaria occasione per suggellare la nostra storia aziendale, che parte dal molino di via Adige a Milano, fondato nel 1911 dal mio bisnonno Comm. Cesare Besozzi, per arrivare alla moderna industria di farine, lieviti e semilavorati in cui l’ha trasformata oggi mio padre.
Come si vede dalle foto il lavoro da fare è ancora tanto, ma siamo certi che la perizia e la cura da sempre profusi dal FAI – Fondo Ambiente Italiano nei beni loro affidati sapranno far tornare l’Abbazia e il suo prezioso contenuto agli antichi splendori; vi terremo aggiornati.”
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L’Abbazia
Storia
L’Abbazia di Cerrate è tanto antica che la sua storia affonda nella leggenda: si racconta, infatti, che il Monastero venne fondato dal re Tancredi d’Altavilla, conte di Lecce, a cui apparve l’immagine della Madonna, dopo aver inseguito una cerbiatta in una grotta, durante una battuta di caccia.
Molto più probabilmente, la sua fondazione risale agli inizi del XII secolo, quando Boemondo d’Altavilla (1058-1111), figlio del valoroso Roberto il Guiscardo, primo normanno elevato al titolo di Duca di Puglia, Calabria e Sicilia, vi insediò un cenobio di monaci greci, seguaci della regola di San Basilio Magno.
I monaci basiliani, riparati in Salento per sfuggire alle persecuzioni iconoclaste di Bisanzio, abitarono stabilmente Cerrate dalla metà del XII secolo, epoca in cui le fonti testimoniano della vivace attività di una biblioteca e di uno scriptorium.
Sorta in prossimità della strada romana che univa Brindisi con Lecce e Otranto e immersa nel ricco contesto rurale della zona, con il tempo l’Abbazia venne ampliata fino a divenire un importante centro monastico della Puglia e dell’Italia meridionale. Passato nel 1531 sotto il controllo dell’Ospedale degli Incurabili di Napoli, il complesso aveva ormai raggiunto una struttura ricca e articolata, dove oltre alla chiesa, si annoveravano stalle, alloggi per i contadini, un pozzo, un mulino e due frantoi sotterranei.
Il saccheggio dei pirati turchi nel 1711 fa precipitare l’intero complesso in uno stato di completo abbandono e degrado che prosegue lentamente nel corso di tutto il XIX secolo fino all’intervento della Provincia di Lecce, nel 1965. E’ in questo momento che ha inizio una nuova storia per l’Abbazia grazie ai lavori di restauro affidati all’architetto Franco Minissi che permisero di frenare il degrado.
Da settembre 2012 L’Abbazia è stata affidata dall’Amministrazione Provinciale di Lecce in concessione trentennale al FAI.
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